Al
visitatore che si avvicina alla villa da sud-ovest percorrendo
la lunga curva della rampa d'accesso, l'edificio si
presenta dal suo lato
più sontuoso. L'elegantissima loggia d'angolo al primo
piano, estesa per due piani, dopo qualche tempo fu chiusa
da finestre e al principio degli anni Trenta finì col
essere del tutto rovinata da una trasformazione inop-portuna.
Così come le colonne in pietra natu-rale delle logge
d'angolo occidentale e meridionale o le maioliche che
ornano la finestra superiore della bay (o bow) window
a sud-est, anche il bianco splendente del marmo bre-sciano
di Mazzano, adoperato per le colonne monolitiche, per
i parapetti lavorati a traforo e per la scala esterna
che scende al giardino, ha una forte valenza estetica
sulle facciate altrimenti realizzate in pietra artificiale
monocromatica.
Non sappiamo se furono il gusto e il sentimento del
bello o piuttosto considerazioni politico-patriottiche
a guidare il committente nella scelta del marmo bresciano.
Resta il fatto, che questo materiale da costruzione,
alquanto insolito a Roma, proprio in quegli anni aveva
trovato un impiego massiccio in due grandi opere roma-ne
dello Stato nazionale che andava affermandosi: il monumento
a Vittorio Emanuele II ed il Palazzo di Giustizia.
Fotografia: Alessandro Vasari, 1908/1910, Album Maraini,
collezione privata, Lugano.